Giustizia capovolta: la vicenda paradossale in un paese siciliano

Redazione • 18 luglio 2024

La vicenda ha scosso la comunità e sollevato dubbi sulla competenza e l'integrità delle istituzioni locali.

Questa storia, arrivata alla nostra associazione come segnalazione, ha dell'incredibile!

In Sicilia, in un piccolo paese vicino Catania, governato da Fratelli d’Italia, si sta verificando un evento allarmante che scuote le fondamenta del rispetto per le istituzioni giudiziarie.

Un'assistente sociale comunale ha assunto il ruolo di giudice, emettendo ordini e sentenze in aperto contrasto con quanto stabilito dalla Corte d'Appello di Catania. Questa situazione solleva innanzitutto serie preoccupazioni sulla tenuta delle leggi e sull'integrità delle decisioni giudiziarie.


La vicenda ha origine in una dolorosa disputa tra un padre e una madre riguardante la custodia del loro figlio minorenne. La Corte d'Appello di Catania aveva riconosciuto al padre il diritto di incontrare liberamente il figlio, tuttavia, la madre ha ostacolato con ogni mezzo possibile l'attuazione di questa sentenza. Immaginate il dolore e la frustrazione di un genitore che vede negato il suo diritto di stare con il proprio figlio a causa di comportamenti ostruzionistici. È in questo contesto che l'assistente sociale del comune ha redatto una relazione sul minore, un documento che ha lasciato tutti sbigottiti sia per il contenuto che per la forma. Con grande stupore, nella sua relazione, l'assistente sociale ha accusato il padre di maltrattamenti nei confronti del figlio, nonostante anni di procedimenti giudiziari non abbiano mai rilevato tali comportamenti. Quest'accusa, infondata e sconcertante, getta un'ombra pesante sull'operato della dipendente comunale.


La reazione del padre, seguito in questa vicenda dall’avvocato Gianni Casale, non si è fatta attendere: con coraggio e determinazione, ha annunciato l'intenzione di querelare la donna per calunnia. Questo passo, che sembra il minimo sindacale in una situazione così assurda, evidenzia l'indignazione e la fermezza di un genitore ingiustamente accusato. Nessuno dovrebbe mai trovarsi a difendere il proprio onore e la propria relazione con il figlio da accuse prive di fondamento. La vicenda ha portato alla segnalazione dell'assistente sociale all'Ordine Professionale e alla richiesta di chiarimenti al Sindaco del paese. Ora, tutta la comunità attende una risposta dalle autorità locali, nella speranza che venga riconosciuto l'errore e che si prenda un provvedimento adeguato.


Questa situazione solleva domande cruciali sul funzionamento delle istituzioni e sulla competenza di coloro che vi lavorano. È inaccettabile che un'assistente sociale, dipendente comunale priva delle qualifiche necessarie, si arroghi il diritto di emettere giudizi e sentenze, compromettendo l'integrità del sistema giudiziario. È essenziale che i ruoli e le responsabilità siano rispettati, e che solo coloro che hanno studiato e superato i concorsi necessari possano prendere decisioni legali. Cari giudici, il vostro lavoro è fondamentale per la giustizia e non può essere sminuito da comportamenti inappropriati di chi non ha le competenze necessarie.


Che questo caso possa essere un monito per tutti noi, affinché si possa tornare a vivere in un mondo dove le regole e le competenze siano rispettate. Solo così potremo garantire una giustizia autentica e la tutela dei diritti di ogni cittadino, ristabilendo la fiducia nelle nostre istituzioni e nel loro fondamentale ruolo di custodi della verità e dell'equità.


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