NON SOLO BIBBIANO: VI RACCONTO COME UN'AVVOCATA HA PROVATO A TOGLIERMI I FIGLI

Jakub Stanislaw Golebiewski • dic 10, 2020

Quella di angeli e demoni, meglio nota come Bibbiano, è stata un’inchiesta che ha scosso gli animi, una vicenda che dovrebbe concludersi tra le pagine nere della storia di questo paese. Eppure è solo la punta di un gigantesco iceberg che nasconde quanto di più vergognoso ci possa ancora essere nell’ambito della tutela dei minori e delle loro famiglie.

Su questa inchiesta è stato scritto di tutto, verità, mezze verità e falsità ma col tempo il senso della vicenda è deragliato per assumere una piega politica che non restituirà alcuna dignità ai bambini e alle famiglie coinvolte in quello scandalo. Non voglio entrare nel merito di questa straziante vicenda, vorrei invece raccontare un evento significativo della mia storia separativa che mi ha scosso, rimanendo sui fatti per dare la possibilità a chi legge di comprendere come, da un momento all’altro, due genitori separati possono vedersi sottratti i propri figli senza alcun valido motivo, senza alcuna relazione dei servizi sociali che è, di fatto, l'unico strumento su cui il giudice si basa per disporre gli allontanamenti dei minori.

In quella fredda mattina d’inverno, era il 9 gennaio, mi sentivo sereno, ero fiducioso che sarei potuto stare qualche giorno in più con i miei bambini. Non tutti masticano il separatese, ma è risaputo che in Italia un genitore separato, papà o mamma che sia, per poter stare qualche ora o giorno in più con i figli è costretto a bussare alla porta di un giudice pregandolo in ginocchio affinché ciò possa magicamente accadere. Ci credevo, d’altronde si trattava di una richiesta tanto umana quanto semplice, ne sanno qualcosa quelle coppie che in Italia ogni 4 minuti si separano o divorziano con tanto di prole da gestire. Ma non è andata come speravo. Nella causa riguardante l'affido dei miei figli minori, l'avvocata famigliarista di controparte ha chiesto al giudice di collocarli in uno spazio neutro invocando una presunta conflittualità, fino a quel momento mai rilevata. A quelle parole sono rabbrividito, ero senza fiato e con il cuore che non riusciva più a battere. L’avvocata aveva calato il jolly, in assenza di violenza e abusi su minori ci stava provando con l’ormai inflazionata conflittualità.

Eppure avevo solo chiesto di poter fare il papà con un ampliamento della finestra di visita che, fino a quel momento era di sole 88 ore mensili, ovvero meno di 4 giorni al mese per contribuire al faticoso lavoro di cura dei bambini insieme alla loro mamma. Una richiesta, in quella circostanza divenuta un pretesto per farmi passare come il solito padre conflittuale convincendo in via principale il giudice a negarmi la possibilità di trascorrere più tempo con i bambini e, in subordine, chiederne la collocamento presso uno spazio neutro. Di questo passaggio conservo sia le registrazioni audio che i verbali di udienza. Ora vi starete chiedendo per quale ragione l'avvocato ha proposto al giudice di collocare i bambini in uno spazio neutro? Semplice, l'avvocata in questione è anche presidente e legale rappresentante di un’associazione che promuove l’affido familiare nella stessa città in cui esercita la professione forense. Quindi, in pieno conflitto di interessi, l’avvocata esercita tranquillamente la professione di legale agendo all’interno dei tribunali anche in qualità di procacciatrice di bambini con l’esclusivo intento, e non vi è altra spiegazione, di alimentare il bacino degli affidi della sua associazione. Credo che tale comportamento infanghi la serietà, l’impego e l’operato del CNF - Consiglio Nazionale Forense - al quale mi sono rivolto, oltre che esprimere una condotta eticamente e moralmente inadeguata in contrasto con quanto disposto dal codice deontologico forense (C.N.F. parere 28.03.2012, n.5). 

Il meccanismo attuato è semplicissimo, nella macchina degli affidi i bambini possono passare direttamente dal produttore, il tribunale, al consumatore, ovvero le famiglie affidatarie ancora disponibili dell’associazione di cui è presidente e legale rappresentante l'avvocata in questione. Ho denunciato la professionista con un'istanza al Consiglio Distrettuale di Disciplina Forense della città in cui esercita ma dopo un anno veniva deliberata "l'archiviazione dell'esposto, non risultando da quanto in atti elementi di rilievo disciplinare anche alla luce dei puntuali chiarimenti offerti". Insomma, per l’Ordine degli avvocati di quella città è tutto nella norma nonostante le indicazioni del CNF, è noto che tra corvi non si beccano gli occhi. Di contro, nella vicenda Bibbiano si è puntualizzato molto sul conflitto di interessi tra assistenti sociali, consulenti e case famiglia, al punto che la Procura di Reggio Emilia ha rinviato a giudizio ben 24 persone.

Da genitore estremamente deluso da questo sistema non posso far altro che mettere in guardia i genitori dell’esistenza di un vero e proprio mondo di mezzo che opera con sfacciataggine tra le famiglie e la magistratura, uno strato corposo fatto di assistenti sociali, consulenti, psicologi, psichiatri, avvocati, associazioni, case famiglia e tanti altri che continuano imperterriti a nutrirsi indegnamente sul dolore dei bambini e delle loro famiglie. Una situazione così grave non può passare inosservata agli occhi di politici, magistrati e presidenti di tribunale.


di Jakub Stanislaw Golebiewski

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