Diritto di famiglia - un augurio per l'anno che verrà
Jakub Stanislaw Golebiewski • 31 dicembre 2019
Il 2019 ci sta lasciando per far posto al nuovo anno ed è tempo di bilanci. Dovremmo iniziare a chiederci seriamente cosa vorremmo che si realizzasse per il nostro futuro.

Il 2020 è alle porte e il 2019 se ne  va per fortuna,  è tempo di bilanci e dobbiamo chiederci  che cosa vorremmo lasciarci alle spalle  e che cosa, invece, vorremmo portarci dietro al fine di realizzare ciò che si auspica da tempo.
- Il “Fu” DDL Pillon
Il 2019 si è portato via definitivamente il  disegno di legge sulle Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità presentato nell’estate del 2018 dal senatore Simone Pillon, e meglio conosciuto come  DDL S 735,  chiaramente ispirato al fondamentalismo religioso.
PiM – Padri in Movimento ha fortemente criticato l’impianto del disegno di legge fin dalla sua presentazione perché rispecchiava una forte azione di rivalsa genitoriale  spostando l’ago della bilancia a favore dei padri, senza risolvere nulla dal punto di vista pratico ed economico per quel 20% di separazioni giudiziali che approdano nei tribunali. Inoltre  avrebbe aggravato l’esborso di denaro di chi si separa con la mediazione obbligatoria a pagamento peraltro prevista anche nei casi di violenza domestica anche se la Convenzione di Istanbul 
lo vieta categoricamente. Un testo di legge pensato male e scritto a più mani, meschino nell’intento che lo ha animato, ovvero l’interesse economico. La  riduzione o azzeramento dell’assegno di mantenimento per i figli viene ancora oggi auspicato  senza alcun rispetto del ruolo sostenuto  dal genitore che ha svolto il lavoro di cura famigliare  durante il matrimonio: la madre. 
In un Paese dove il 51% delle donne non lavora e la disoccupazione femminile è tra le più alte d’Europa,  sono almeno 20 anni che non si legifera andando incontro alle esigenze di cambiamento di uomini e donne  all’interno della famiglia 
e si chiede ancora alle madri, anzi si pretende, che si facciano  carico del lavoro di cura anche rinunciando al lavoro. Non si vuole guardare con onestà intellettuale alla reale condizione di impoverimento delle ex mogli 
– come viene denunciato da molte associazioni. I dati parlano chiaro, e secondo un’indagine Istat 
presentata nel 2018, la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è legata ai carichi familiari. Nel corso del 2017, ad esempio il tasso di occupazione delle 25-49enni è stato l’81,1% per le donne single, il 70,8% che vivono in coppia senza figli, e il 56,4% per le madri. In generale, “le donne del nostro paese sono mediamente più istruite degli uomini – si legge sul report dell’Istituto di statistica – ma il loro tasso di occupazione è ancora molto basso”, attorno al 48,1% contro il 66,5% degli uomini.
Questa è una delle ragioni per cui il ddl Pillon dall’impianto reazionario è nato  morto ed è stato osteggiato persino all’interno della Lega per la sua iniquità e per il tentativo di riportare le lancette della storia indietro nel tempo e con esse il diritto di famiglia. Il modello patriarcale di famiglia proposta nel ddl, già fallimentare di per sé, attraverso il consumismo capitalistico sarebbe esploso in tutta la sua pericolosità dietro la bandiera della bigenitorialità.
Le ultime parole famose del senatore Pillon nel luglio scorso, dopo il lungo e travagliato iter che ha attraversato il suo criticatissimo testo, sono state : “voglio fare presto e bene” . Dopo poco più di un mese, gli ha risposto Elena Bonetti,  la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia 
del governo giallo rosso,  che ha dichiarato “ho chiuso  il ddl Pillon in un cassetto”: un bell’epitaffio da conservare per tutto il 2020 e per gli anni futuri sul ddl Pillon e sulle ambizioni bigotte e reazionarie 
del senatore con farfallino che aveva sfilato alla fiera dell’oscurantismo, inquietante quanto anacronistica, che si era tenuta a Verona 
la scorsa primavera,  il Congresso mondiale delle famiglie (WCF). 
- Abdicazione del ruolo del giudice nei procedimenti di affido dei minori a favore dello strapotere dei consulenti del tribunale
Quello che ha caratterizzato il 2019 è stata l’esplosione della protesta contro lo strapotere dei Consulenti Tecnici d’Ufficio - CTU 
che sempre più spesso sono incaricati dai giudici di decidere le sorti dei minori in caso di separazione conflittuale o peggio nei casi dove ci sia stata violenza intrafamigliare perchè, quando il consulente accetta l’incarico propostogli dal giudice, lo fa semplicemente perché quell’incarico esiste e non si interroga sul processo istituente che ne sta alla base. Non si interroga se sia possibile svolgere quell’incarico in modo congruo, né se abbia senso portarlo a termine. Accettando acriticamente le consulenze, gli psicoprofessionisti finiscono col colludere con la logica del sistema giudiziario che è quella dell’adempimento: ovvero rispondere ad una domanda che non pensa se stessa. L’intervento della giustizia, nelle forme del provvedimento del giudice, del patrocinio legale, della consulenza, costituiscono un esempio di tecnicalità, di competenza messa in atto/agita sulla base di un’accettazione acritica di una domanda.
Una prassi che oltre ad elevare la conflittualità, ha creato un vero e proprio mercato di parcelle e consulenze con un inquinamento della Giustizia 
a causa di tossici  interessi ideologici o economici  da parte di figure esterne al Processo 
che consegnano l’arma che cancella l’altro genitore.  Come? La discussa PAS o alienazione genitoriale, o sindrome della madre malevola, spacciata a tutti i costi come disturbo della relazione, priva di qualunque prova scientifica persino per ammissione dei loro stessi sostenitori, continua ad essere utilizzata e applicata nei tribunali come un dogma in base al quale il rifiuto del bambino di un genitore è sempre e solo responsabilità dell’altro genitore, quello al quale il bambino è più legato. Un dogma che viene applicato anche ignorando casi di violenza domestica in nome di una bigenitoralità 
imposta ad ogni costo anche mettendo a rischio l’incolumità dei bambini. Il diritto del bambino ad avere due genitori va garantito  se essi  sono buoni genitori ma va escluso  se uno dei due agisce maltrattamenti o è inadeguato.  Ulisse è vacante e i Proci hanno occupato i nostri tribunali e in questo contesto di invadenza da parte di professionisti animati da interessi di parte che minacciano i diritti di tutte e di tutti per far spazio alla legge del più forte, che ci aspettiamo per il 2020? Che i giudici tornino ad esercitare il loro ruolo di 
peritus peritorum e che la alienazione parentale con tutti gli appellativi e le teorizzazioni che hanno escogitato,  sia messa al  bando nei tribunali. Ci auspichiamo che in futuro ci sia spazio per verificare i reali comportamenti ostativi messi in campo da coniugi rancorosi che mirano ad eliminare l’altro genitore dalla vita dei figli , distinguendoli  da casi  dove sono la violenza o l’inadeguatezza ad aver determinato il rifiuto del figlio.
- Una nuova legge sul diritto di famiglia che vada incontro alle esigenze di padri e di madri
E’ necessario  ripartire da quanto di buono aveva fatto la Legge 54 del 2006, riadattandone  il  contenuto ad una società liquida che si modifica con estrema velocità. Padri e madri, biologici o adottivi, uomini e donne, nonni e baby sitters,  coppie e single, omosessuali ed eterosessuali, questa è la società moderna, con strutture familiari sempre più atipiche e complesse che si modificano nel tempo in funzione di esigenze concrete.
In questo contesto alquanto complesso, è necessario che ciascuno svolga tante funzioni, variabili ed interscambiabili, non più rigidamente codificate dal sesso e dalle generazioni come avveniva prima, in un modello di famiglia antica e retrograda che ritiene che debba essere principalmente la donna ad occuparsi dei figli. Tutto ciò offre a donne e uomini nuove possibilità di costruirsi un'identità ricca e completa, libera dalle convenzioni del passato verso un cammino di equità e indipendenza.
Nonostante questa socio-evoluzione, la magistratura spesso è responsabile di errori grossolani  sull’applicazione del diritto di famiglia perché  talvolta non viene fatta  una attenta valutazione prima di prendere decisioni sull’affidamento dei figli dopo la separazione. Ci sono padri che vorrebbero e potrebbero stare più tempo con i figli e questo desiderio di paternità dovrebbe essere accolto e valorizzato. Alcune soluzioni sono state impugnate da diversi politici italiani, spalmati su tutto l’arco parlamentare, che hanno sempre ostentato il proprio impegno a dare “sostegni alle famiglie”, ma poi è sempre prevalsa una riserva mentale di fondo che relegava il problema al femminile e dunque, un bonus, un contributo assistenziale, una "mancetta governativa" potevano ritenersi sufficienti, senza impegnarsi più di tanto per elaborare politiche di ampie prospettive rivolte alla genitorialità. 
E’ anche vero che per modificare le relazioni famigliari e la suddivisione del lavoro di cura 
non si può legiferare solo sulle leggi in materia di separazione e divorzio ma andrebbero realizzate  politiche di più ampio respiro che creino simmetria tra uomini e donne e contrastino le disparità.  Nei Paesi europei come Svezia, Francia, Norvegia etc. per esempio sono in vigore da tempo, i congedi dal lavoro di paternità e maternità di pari durata 
e non  cedibili tra genitori che hanno consentito di distribuire più equamente il lavoro di cura materno e paterno (fatta la tara sulle differenze biologiche che non sono superabili), fin dalla nascita dei figli, abbattendo il rischio di licenziamento per le donne. L’altra cosa sono le politiche a sostegno del welfare 
garantendo  asili nido in numero adeguato per andare  incontro alle esigenze lavorative di padri e madri e naturalmente salvaguardare dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che decidono di avere figli. 
Questo è quello che vorremmo ci portasse il 2020: un Governo e un Parlamento che agiscano a sostegno della famiglia ampliando i diritti dei  padri e delle madri 
invece di attaccarli o sottrarli alle une in favore degli altri, e viceversa.
 
  
  
  
 



