LETTERA APERTA AL SEN. PILLON
Jakub Stanislaw Golebiewski • 20 agosto 2019
La verità trionfa da sola, la menzogna ha bisogno di complici.
Caro Senatore Simone Pillon,
è al capolinea e mi duole ricordarle che l'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta, corre pericolo di bere una bevanda amara, come quella che sta consumando oggi in Senato.
La passione di cui lei è privo non si piega alle leggi della ragione, non si cura minimamente di quello che riceverà in cambio, vuole esprimersi fino in fondo, imporre la sua volontà andando contro un sistema di valori universalmente riconosciuti.
Ogni vera passione è senza speranza, altrimenti non sarebbe una passione ma un semplice patto, un accordo ragionevole, uno scambio di banali interessi giocando con l'interesse dei bambini, la tutela delle mamme e dei papà, oggi i più deboli.
In ogni attività la passione toglie gran parte della difficoltà, se ne avesse avuta mettendoci anche il cuore non avrebbe fallito sin dall'inizio, proponendo un'ideologia del passato ad un futuro roseo per le famiglie tradizionali e non solo.
Vede, perdendo a volte si vince la libertà di non dover dimostrare più niente perché prima di Lei ci ha pensato qualcun'altro a parlare di famiglia, un certo George Bernard Shaw che, senza demagogia ci racconta che nel modo in cui la concepiamo, la vita di famiglia non è più naturale di quanto sia naturale una gabbia per un pappagallo.
La mente, caro Senatore Pillon è come l’ombrello: per funzionare deve essere aperta ed accogliere la capacità di innovare che distingue un leader da un epigono, con buona pace dei tanti padri separati che le hanno creduto.
Jakub Stanislaw Golebiewski

L’intellettuale e scrittrice firma una lettera intensa che, pur celebrando giustamente le battaglie delle donne, riconosce con lucidità il dolore silenzioso dei padri separati. Denuncia un pregiudizio culturale che troppo spesso li condanna all’invisibilità, trattandoli da colpevoli a priori. Un gesto coraggioso, quello di Barbara, che apre uno spiraglio nel dibattito pubblico e richiama l’urgenza di restituire voce, dignità e diritti alla genitorialità paterna.

Qualche giorno fa, a Roma, una bambina di sei anni è stata vittima di un prelievo coatto ingiustificato, motivato dalla controversa e scientificamente rigettata teoria dell'alienazione genitoriale. Nonostante la riforma Cartabia preveda il ricorso a tali misure solo in caso di grave pericolo, il sistema ha ignorato i diritti della minore, strappandola dal calore della sua casa. Una comunità di vicini ha tentato invano di proteggere la piccola, opponendosi a un'operazione condotta con spietata freddezza burocratica. Questo episodio evidenzia un sistema che non tutela i bambini, ma li distrugge, mentre le istituzioni e il governo restano inerti, complici di un'ingiustizia che lascia ferite indelebili.