MESSAGGI SBAGLIATI. NON DIMENTICHIAMO CALDEROLI.
Redazione • 13 agosto 2020
Non c'è nulla di vero in quello che ha detto Calderoli sul doppio voto di genere, solo propaganda misogina e luoghi comuni legati al patriarcato.

Questo signore si chiama Roberto Calderoli
ed è un senatore della Repubblica in quota Lega.
Siamo affascinati dal suo carisma, dal suo essere maschio “alfa” in ogni circostanza perchè ogni volta che interviene in Parlamento riesce a segnare un nuovo record, abbassando sempre più l’asticella della raffinatezza politica nostrana. Si, perché lui, il “modesto conoscitore della materia elettorale”, come si è definito, con soverchiante umiltà, ha dato vita ad uno degli interventi parlamentari più sconcertanti
di sempre.
Nel giorno della votazione del decreto legge sulla doppia preferenza di genere in Puglia, il buon Calderoli, tra i contrari, la spara veramente grossa riportando una teoria antropologica tutta sua “..la doppia preferenza di genere danneggia il sesso femminile, perché normalmente il maschio è maggiormente infedele
del sesso femminile…”.
Intanto il testo diventerà legge con 149 sì e 98 astenuti ma trascina il senatore leghista in una giusta polemica e non solo con l’opposizione. Secondo la sua teoria, e qui ce la racconta in modo chiaro “[…] in collegi che hanno a disposizione un numero di candidature che va da due a sette, quindi piuttosto piccolo, la doppia preferenza di genere danneggia il sesso femminile, perché normalmente il maschio è maggiormente infedele della femmina per cui accanto a una candidatura maschile…il maschio solitamente si accoppia con quattro cinque rappresentanti del gentil sesso, per cui cosa che la donna solitamente non fa. Il risultato è che il maschio si porta il voto di quattro cinque signore, e le signore si ripartiscono e non vengono elette”.
Parole da spettacolino che rappresentano un tuffo nella commedia all’italiana di circa sessant’anni fa. I personaggi ci sono tutti, monogami, poligami, traditori, cacciatori e poi lui, “il maschio infedele”, determinato scopatore
che si accoppia con quelle quattro o cinque rappresentanti del gentil sesso, romantiche “puttane” e custodi del focolare casalingo
che mai dovrebbero abbandonare. Ma se lo fanno è solo per uno scambio di favori legato al potere. Tu ti concedi, io ti apro le liste del mio partito e provo a piazzarti. Ma la donna (è donna) e quindi mai riuscirà a farsi eleggere. Il partito del “maschio alfa” perde le elezioni per colpa della donna incompetente con cui avrebbe voluto solo sollazzarsi quando la moglie era distratta ad accudire la prole.
Chiudiamo gli occhi per un attimo immaginando di non avere più l’uccello tra le gambe ma la passera, cercando di sentirci come si sente una donna nella quotidianità, ascoltando i discorsi di un politico, di un professore o del proprio capo ufficio. Lo dobbiamo ammettere, ci siamo vergognati e mortalmente offesi per come questo uomo delle Istituzioni ha riproposto una vomitevole e stagnante rappresentazione della misoginia, un’offesa alla dignità e all’ intelligenza non solo delle donne ma a quella di ognuno di noi.
da Redazione

L’intellettuale e scrittrice firma una lettera intensa che, pur celebrando giustamente le battaglie delle donne, riconosce con lucidità il dolore silenzioso dei padri separati. Denuncia un pregiudizio culturale che troppo spesso li condanna all’invisibilità, trattandoli da colpevoli a priori. Un gesto coraggioso, quello di Barbara, che apre uno spiraglio nel dibattito pubblico e richiama l’urgenza di restituire voce, dignità e diritti alla genitorialità paterna.

Qualche giorno fa, a Roma, una bambina di sei anni è stata vittima di un prelievo coatto ingiustificato, motivato dalla controversa e scientificamente rigettata teoria dell'alienazione genitoriale. Nonostante la riforma Cartabia preveda il ricorso a tali misure solo in caso di grave pericolo, il sistema ha ignorato i diritti della minore, strappandola dal calore della sua casa. Una comunità di vicini ha tentato invano di proteggere la piccola, opponendosi a un'operazione condotta con spietata freddezza burocratica. Questo episodio evidenzia un sistema che non tutela i bambini, ma li distrugge, mentre le istituzioni e il governo restano inerti, complici di un'ingiustizia che lascia ferite indelebili.