SCIACALLI AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Jakub Stanislaw Golebiewski  - Nadia Somma • 18 marzo 2020
Mentre incertezza e paura si fanno spazio in una Italia colpita gravemente dal coronavirus, si risvegliano gli sciacalli mascolinisti interessati solo a iniettare odio verso le donne.
Leggere, navigare su internet e curiosare sui social sono alcune delle attività che in questi giorni possono essere fatte stando a casa assieme ai figli, alternando lavoro, attività ludica e scolastica a distanza. Dai social traspare che stiamo vivendo un momento di incertezza e preoccupazione e non si  riesce a spiegare la volgarità e l’accanito sciacallaggio della pagina pubblica Facebook di Stalker Sarai Tu 
che in questo  momento attacca e diffama  un servizio  di pubblica utilità come il 1522. 
Il numero è rivolto alle donne che subiscono violenza e che possono trovarsi in maggiori difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus. La diffusione della pandemia e le misure per contenerla hanno travolto tutte e tutti, anche i Centri antiviolenza che nel rispetto del DPCM 
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri – promulgato l’11 marzo scorso,  stanno fronteggiando questa crisi per continuare a  tutelare le donne sia dalla violenza che dal rischio di contagio. 
Nei giorni scorsi D.i.Re 
– Donne in Rete contro la violenza -  ha promosso una campagna di informazione sui social per far sapere che i CAV - Centri Anti Violenza -  non sono chiusi, che si sono riorganizzati,  che hanno sospeso  i colloqui personali ma continuano a rispondere al telefono o a fare colloqui con Skype. 
Le Case Rifugio  continuano ad ospitare le donne che scappano dalla violenza con i loro figli e si sta cercando di riorganizzare l’emergenza. E’ tutto molto più complicato perché il DPCM ha disposto la chiusura di uffici, negozi, aziende e chi lavora lo fa da casa tramite lo smart working. Ma che accade quando una donna è costretta a restare a casa con l’autore di maltrattamenti? 
Le violenze aumentano proprio nei momenti di maggiore condivisione di tempo  in famiglia come avviene  durante le feste o le ferie. La stessa Cina  ha rilevato come la pandemia abbia favorito aggressioni e violenze tra le mura domestiche con un’impennata di denunce per violenza e maltrattamento. In queste ore così difficili c’è una grande preoccupazione per tutte le donne che hanno relazioni con violenti e che  rischiano di trovarsi bloccate in casa con chi le maltratta senza poter dar voce alla sofferenza provocata a figli minori, costretti ad assistere alle violenze.  I numeri parlano chiaro: nel 2018 ci sono stati 80 uccisioni tra coniugi e di questi, 73 sono le donne uccise contro i 7 uomini uccisi. Solo uno sarebbe inaccettabile ma è un dato di fatto che le donne sono maggiormente esposte al rischio di violenza domestica e lo confermano sia i dati Istat 
che quelli D.i.Re: l’autore della violenza è il partner nella maggioranza dei casi (56%), poi ci sono le violenze commesse dall’ex-partner (21%) o da altri familiari (10%) per questo l’invito #IoRestoaCasa 
che già mette in difficoltà chiunque perché è una scelta forzata, può diventare un incubo. 
Il 1522 è  un importante servizio finanziato da anni dal Dipartimento per le Pari Opportunità, che mette in contatto le donne con il Centro antiviolenza più vicino e la  stessa ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, ha inviato le vittime di violenza e stalking 
ad usare il servizio qualora ve ne sia la necessità. In un momento come questo la pubblicazione di una serie di post contro il 1522 sulla pagina Stalker Sarai tu 
non solo è un delirante attacco contro un servizio di pubblica utilità ma rischia di spingere qualche idiota a telefonare tenendo impegnata  la linea inutilmente.
Date le premesse, è inutile specificare che la pagina per 365 giorni all’anno è piena di contenuti che esprimono un odio viscerale contro le donne, soprattutto quelle che subiscono violenza che "nel 95% dei casi sono svuotacojoni capaci di farsi prendere a calci in pancia persino da Padre Pio" 
e contro le attiviste dei Centri antiviolenza e le temutissime femministe o nazifemministe 
come definite dal sito che sono "sgualdrine che fanno vittimismo e sciacallaggio". 
Il 25 febbraio scorso, su Stalker Sarai Tu è stato pubblicato un post che esprimeva  rammarico perché Placido Domingo 
aveva chiesto scusa per abusi sessuali commessi in passato secondo la filosofia da banda bassotti: mai confessare e occhio alla pula! 
Nel mondo rovesciato di questa pagina, i diritti delle donne sono “terrorismo giudiziario” e i violenti sono sempre vittime ingiustamente calunniate. Qualche giorno prima invece si pubblicavano suggerimenti sullo scamparla liscia dopo aver commesso  atti vandalici contro le panchine rosse in ricordo delle vittime di femminicidio: “Casco integrale, qualche amico a coprire e il gioco è fatto” (il commento è stato cancellato per un tardivo senso della decenza). 
I suoi grotteschi collaboratori si dilettano nella scrittura di  penosi e soporiferi  pistolotti  come Otto West si dilettava ad annusarsi l’ascella maleodorante nel film Un pesce di nome Wanda 
e cialtroni in baffetti giustificano le peggiori  tesi maschiliste e sessiste sulla violenza contro le donne: “se l’è cercata” , “un pover’uomo che deve fare se una donna lo lascia e gli porta via tutto?”, “se le donne non si separassero non verrebbero uccise” (e grazie della perspicacia). 
Ma se si chiede  se per caso stiano facendo il tifo per  violenti e assassini, negano perché si vergognano delle loro stesse idee. Si tratta dei soliti noti che stilano tra le vittime di violenza domestica anche gli assassini che  si suicidano 
dopo aver compiuto stragi familiari e nello stesso tempo negano il femminicidio con una risibile manipolazione di dati statistici eppoi, non ancora appagati, sono capaci di spacciarsi, senza timore per il ridicolo, da  ricercatori, studiosi di statistica anche se nella vita hanno fatto ben altro. 
Chi frequenta questa pagina? Haters che scrivono  commenti volgari e  misogini (che trovate nella galleria in fondo a questo articolo) che non vengono mai cancellati dalla moderazione. Lo slut shaming 
e il body shaming 
qua sono uno stile. Dopo la pubblicazione dei post sul 1522  gli haters hanno fatto a gara a chi le sparava più grosse fino ad infangare, con le solite balle spaziali, chi gestisce il servizio o a  insultare le attiviste dei Centri antiviolenza impegnate in questi giorni ad aiutare le donne e i bambini vittime di violenza. Per esempio Davide Stasi, uno degli amministratori  della pagina così impiega il suo tempo mentre sta a casa commentando comodamente sulla pagina D.i.Re.
Prendiamo atto che il coronavirus non ferma la violenza, l’odio,  gli imbecilli e tutti i perditempo  abituati ad un cronico fancazzismo che chiusi in casa per le direttive del DPCM non trovano di meglio da fare che inserire la loro merda 
nel ventilatore: la materia iniqua gli finisce sistematicamente  addosso ma  loro puntualmente  ci sguazzano con felicità ed entusiasmo. Sono incapaci di coltivare solidarietà, rispetto, empatia persino in un momento tragico come questo mentre sulle strade deserte il silenzio è rotto solo dal suono delle ambulanze o della campane che suonano per i morti, ma loro non sentono, sono carenti di intelletto e di  umanità.
di Jakub Stanislaw Golebiewski  e Nadia Somma
 
  
  
  
 




